Il cantone del Giura ha festeggiato il 23 giugno i 50 anni dal referendum del 1974 che ne ha consentito la creazione, dopo decenni anni di dibattiti e di battaglie politiche. È stata una festa di popolo, in stile alpino, con caratteri propri del Giura e della Svizzera.

Come ha fatto il Giura a diventare un cantone

Il conflitto tra il Giura e Berna è sempre stato di doppia natura, economica e culturale. La lingua francese, come minoritaria, ha subito pressioni di germanizzazione. Sul piano economico l’area era considerata periferica e rurale, con minori investimenti sulle infrastrutture e usi strumentali dei terreni da parte di Berna, o delle imprese, o del governo federale.

I primi problemi sono sorti dopo il Trattato di Vienna e la restaurazione post-napoleonica, si sono acuiti durante i moti europei del 1830-1831 e negli anni successivi.  Nel 1847 fu costituita per la salvaguardia della lingua francese, la Société jurassienne d’émulation, che ancora esiste. I momenti critici si sono ripetuti per tutta la seconda metà del secolo. Nel 1917 nacque un Comité pour la création d’un Canton du Jura ma dal secondo dopoguerra nacque il processo che portò alla nascita del cantone.

Nel 1947, un Consigliere di stato del cantone di Berna – ministro regionale- originario del Giura non ottenne l’incarico dei lavori pubblici perché francofono, con le prime grandi manifestazioni. Due anni dopo nacque il Mouvement séparatiste jurassien, mentre la costituzione del cantone di Berna introduceva riconoscimenti e tutele per gli abitanti del Giura.

Gli anni Sessanta e Settanta

Nel 1956, l’esercito federale rinunciò ad aprire una base nel Giura, per le proteste, ma ci riprovò nel 1962. Seguirono altre proteste, ma questa volta con la comparsa di un Front Populaire Jurassien, e di attentati, senza vittime, tra il 1962 e il 1967. Un gruppo di giovani del gruppo Bélier si produsse con eventi pacifici di richiamo per i media. Occuparono l’ambasciata svizzera a Parigi, coprirono con asfalto sulle rotaie dei tram in centro di Berna in risposta alla decisione di non costruire l’autostrada verso la Francia. Il Giura divenne un caso europeo, malgrado la riluttanza del governo federale svizzero. Bisogna guardare la ricostruzione dell’attività di Roland Béguelin per comprendere la durata, la portata e la complessità della battaglia politica e del processo di nascita del cantone.

Il referendum del 1974 vide tre circoscrizioni votare per costituirsi in cantone autonomo. Tre altri, pur francofoni, votarono per restare nel cantone di Berna, come Giura bernese. La città di Moutiers, 7000 abitanti e capitale storica, con un ultimo referendum ha deciso di unirsi al cantone Giura. Vi entrerà formalmente il 1 gennaio 2026.

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La festa per i 50 anni

50 anni dopo, il cantone del Giura è considerato un fatto normale. Si poteva supporre a una certa riduzione dello slancio politico rispetto a quegli anni. Invece, si è trattato non solo di una celebrazione, ma proprio di una festa. Si è rivisto il gruppo Bélier, con il suo carro e i suoi simboli, insieme ad altri carri in un corteo partecipato e allegro. L’inno del cantone – scritto durante la crisi del 1947-1949, è più volte risuonato.

50 Ans du plébiscite du Canton du Jura, le23 juin 2024 à Délémont (c) RCJU
50 Ans du plébiscite du Canton du Jura, le 23 juin 2024 à Délémont, sur la place du Château (c) RCJU

I discorsi hanno ricordato l’importanza dell’essere cantone: al pari degli altri su diverse politiche puntuali, come per la formazione, ma anche capace di orientare scelte fondamentali. Così fu per la realizzazione dell’autostrada che collega Berna con la Francia e che ha aperto il cantone allo sviluppo e agli scambi, o per le bonifiche ambientali e le compensazioni finanziarie per gli scarichi delle imprese chimiche (bernesi) nel territorio.

Un convegno anche ricordato che durante l’internazionalizzazione del caso del Giura hanno svolto un ruolo anche le altre minoranze europee. Vi hanno parlato per esempio rappresentanti del Québec, come Alexis Letarte e Joël Farcoz, nuovo presidente dell’Union valdôtaine.

La mostra fotografica sulla bandiera ha restituito tra l’altro lo spirito della festa: la si trova riprodotta in ambienti improbabili – sott’acqua, in diverse località del mondo, oltre che a terra durante le manifestazioni degli anni sessanta e settanta.

La presidente del governo regionale, Rosalie Beuret Siess, è una donna, così come la rappresentante nel consiglio di stato federale, l’organo esecutivo della Svizzera, Elisabeth Baume-Schneider. Nell’intervista da uno degli 11 media presente del piccolo cantone di 70 mila abitanti, NRJ, si ha l’idea di un risultato ottenuto e consolidato, che diventa un lavoro ordinario, anche di confronto politico acceso, se occorre, ma di tutti i giorni, un fatto normale.

Un processo ancora in corso

Tuttavia, sullo sfondo, si capisce come il processo ancora stia proseguendo: Moutiers arriverà tra un anno e mezzo, e l’accordo con Berna prevede che non ci saranno ulteriori rivendicazioni sui territori restanti nel suo Cantone.

Per gli osservatori esterni, il caso mostra come i cantoni funzionino in difesa e integrazione di territori seguente anch’essi il principio degli stati nazionali (nel modello westfaliano), anche se all’interno di una federazione. La caratteristica di questo caso è che i conflitti più acuti, nel quadro di una federazione tranquilla, sono pacifici se passano attraverso processi codificati. Tuttavia, possono anche avere esiti critici in uno scontro diretto malgrado lo stesso contesto di un’organizzazione statale pacifica, come dimostra la stagione degli attacchi e dei contrasti violenti.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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