I 50 Paesi membri della Convenzione di Berna interna al Consiglio di Europa hanno adottato la proposta dell’Unione Europea di modificare lo status di protezione del lupo da “specie di fauna strettamente protetta” a “specie di fauna protetta”. Dopo l’approvazione lo scorso martedì 3 dicembre a Strasburgo di un emendamento presentato nel settembre scorso, la decisione finale dei firmatari sarà pubblicata e dunque ufficializzata venerdì 6 dicembre.
Questo implica una maggiore libertà per i vari Stati nella gestione dei branchi e nel contenimento del loro ampliamento nonché nel contrasto ai fenomeni di aggressioni agli animali da reddito.
Resta comunque la necessità di mantenere le popolazioni fuori pericolo, eventualmente tramite regolamentazione o divieto di sfruttamento nonché di evitare salvo casi estremi cattura e uccisione.
Il lupo come specie protetta
Come spiegato nel documento “Assessment of the conservation status of the Wolf in Europe” della Convenzione di Berna, ladecisione si deve all’aumento della popolazione di lupi sul territorio europeo, che nell’arco di soli dieci anni è raddoppiata sino a raggiungere nel 2022 quota 20.300. Larga parte di essi è concentrata tra Italia (3.307 nel 2021), Romania (3.000 nel 2018) e Ucraina (2.000 nel 2020), mentre nel 2021 se ne contano 783 in Francia e 123 in Svizzera.
La proposta di declassamento del lupo a specie soltanto protetta si deve all’Unione Europea, che tiene conto sia della sua protezione sia della compatibilità con l’allevamento animale.
Nel 2019 in Italia sono stati uccisi circa 11.100 capi di bestiame per un danno economico totale presunto pari a 2 milioni di euro. In Francia i dati relativi al 2020 contano 11.292 animali deceduti pari a circa 4,2 milioni di euro, mentre in Svizzera le statistiche datate 2021 stimano 853 capi morti.
L’emendamento
Dopo l’approvazione formale del 6 dicembre, il nuovo emendamento che sancisce il passaggio del lupo da specie “strettamente protetta” a specie “protetta”dovrebbe entrare in vigore entro tre mesi. Qualora almeno un terzo delle parti della Convenzione di Berna si opponesse alla decisione, questa non sarebbe applicata, mentre, nel caso in cui meno di 17 membri si opponessero, questa sarebbe applicata soltanto nei Paesi favorevoli.
La proposta fa seguito a una iniziativa similare promossa nel 2018 dalla Svizzera, che aveva proposto un medesimo declassamento sul quale le parti non si erano dette pronte a prendere posizione. La richiesta era stata rinnovata e dunque riesaminata dal comitato permanente della Convenzione il 5 aprile del 2022 ma, dato che non si era arrivati alla maggioranza dei due terzi, la risoluzione non era stata adottata.
La Convenzione di Berna
La Convenzione di Berna, per esteso e formalmente Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, è il trattato internazionale del Consiglio di Europa concernente la preservazione della natura. Composto da 50 Paesi membri, questo è finalizzato alla tutela delle specie di flora e fauna selvatiche e dei loro habitat sia sul continente sia tra Burkina Faso, Marocco, Senegal e Tunisia.
La Convenzione nasce con la firma di un documento correlato avvenuta il 19 settembre del 1979 ed entra in attività tre anni dopo, il 1° giugno del 1982. A guidare la gestione della Convenzione è il comitato permanente incaricato di monitorare ed eventualmente variare le disposizioni alla luce dello sviluppo della fauna selvatica.
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