I lavori al tunnel di Tenda sono quasi finiti, ma non completati: l’opera non riaprirà a fine dicembre, e le delegazioni italiana e francese hanno avuto una bella bisticciata alla fine della riunione della Commissione intergovernativa (CIG) che si è tenuta il 16 dicembre.
Mancano parte dell’asfalto su un breve tratto, forse di 300 metri all’uscita della galleria sul versante francese, i sistemi antincendio sono in via di completamento, così come i sistemi di segnalazione. Alcuni video realizzati da testate giornalistiche italiane consentono di apprezzare visivamente l’avanzamento dei lavori, che mostrano appunto lavori quasi conclusi, con qualche sobbalzo prima dell’uscita sul versante francese, e gli impianti in via di installazione.
Anche grazie al riconosciuto impegno dell’impresa Edilmaco, forse entro la fine del mese alcune di queste parti potranno essere completate e consegnate, ma al momento le autorità italiane e francesi, che per competenza siedono nella Commissione intergovernativa italo-francese, non hanno che potuto prendere atto del buon avanzamento dei lavori ma non del loro completamento né del loro collaudo.
La differenza di interpretazione tra le parti italiana francese ha riguardato la possibilità di aprire il tunnel in modalità provvisoria, a lavori ancora da completare.
Al termine della riunione e nell’incontro con la stampa e nei sopralluoghi successivi all’incontro, parte della delegazione italiana ha espresso diverse posizioni pubbliche, che hanno mostrato una profonda incomprensione tra le autorità italiane e francesi, sia dal punto di vista tecnico che politico.
Cosa hanno detto da parte italiana
Con una serie di interviste, la parte italiana, in particolare con le voci del viceministro ai trasporti, Edoardo Rixi, e con il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, è stato espresso un disappunto netto rispetto alle attese di apertura del tunnel in condizione provvisoria, cioè a traffico limitato, per alcune ore e a traffico alternato, lasciando all’orario notturno il completamento delle ultime parti di lavori.
Nelle parti più esplicite, Edoardo Rixi, con linguaggio comunque corretto, ha lamentato l’incomprensione rispetto alla mancata accettazione di parte francese di aprire il tunnel di Tenda in modalità provvisoria, con i lavori ancora in completamento. Ha sottolineato in modo più ampio, con qualche fondamento, le difficoltà generali di dialogo sulle infrastrutture italo-francesi, riguardo alla proposta di raddoppio del traforo stradale del Bianco, di apertura della seconda canna del Fréjus, oppure sui rinvii sulla riapertura della linea ferroviaria storica al Fréjus dopo la frana del 27 agosto 2023 in Maurienne.
Ha indicato la possibilità di lasciare alle autorità francesi la realizzazione delle opere della galleria storica del tunnel di Tenda, che funzionerebbe da seconda canna, pur confermando l’impegno finanziario e di accompagnamento, salvo verifiche dei contratti già in corso.
Il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha usato invece un registro più forte, indicando che in un caso come questo si dovrebbe “convocare l’ambasciatore” e ha accennato a possibili azioni legali internazionali.
Sono parole pronunciate sullo sfondo di un’opera che ha avuto ritardi di completamento in parte per la tempesta Alex ma in molta parte per vicende italiane. Vi fu un prolungato arresto dei lavori a seguito di un’inchiesta giudiziaria, che forse avrebbe potuto essere evitata con i normali controlli in corso d’opera, e che ha comportato un cambio dell’impresa incaricata.
Cosa si sapeva
Da quanto è emerso, l’apertura sarà effettuata dopo che tutte le operazioni saranno completate, dai collaudi alle certificazioni antincendio e di sicurezza, con attese ormai di diversi mesi. Alcune fonti indicano che saranno richiesti almeno 75 giorni per queste attività, in un rapporto interstatale meno collaborativo. Lo scenario prossimo è quindi di diversi mesi, senza una data annunciata.
Una concertazione o uno scambio di opinioni prima della riunione sembra dunque sia mancata. Nella stampa , in particolare in un articolo sul tunnel apparso il 4 dicembre su FR3 Régions e in una uscita pubblica del sindaco di Tenda, Jean-Pierre Vassallo, era già ben chiaro che, se si fosse constatato il mancato completamento dei lavori, non si sarebbe aperta l’infrastruttura. François Durovray, dal gabinetto del ministro dei trasporti e Michel Palette, capo della delegazione francese alla CIG, lo avevano già lasciato chiaramente intendere nel corso dei contatti con i colleghi di FR3 Régions.
D’altra parte, anche l’osservatore esterno può immaginare che le normative in materia di infrastrutture stradali non siano identiche nei due Paesi, e che al momento non è applicabile la normativa di un solo Paese al territorio dell’altro, sebbene vi siano studi e proposte in questo senso a livello europeo.
La cosiddetta “modalità cantiere” che permette secondo le norme in Italia di transitare in infrastrutture senza aver completato alcune parti o ottenuto permessi o collaudi, non si può giuridicamente applicare in territorio francese e una verifica dei fondamenti legislativi e regolamentari poteva essere effettuata già negli scorsi mesi.
Come aprire in modalità provvisoria il tunnel di Tenda?
Vi è ovviamente un procedimento anche in Francia per tale tipo di circolazione, che comporta tuttavia un processo amministrativo, il coinvolgimento dell’autorità che ne detiene la competenza, con il parere e la decisione a livello di prefetto. Lo si vede in occasioni di emergenza, come in caso di disastri naturali, o per vie provvisorie di transito in caso di grandi lavori.
Tutto si è svolto di corsa, invece. Lo spostamento della riunione dal 4 al 17 dicembre era necessario a esaminare il documento di proposta sull’apertura in modalità provvisoria, inviato il 2 dicembre dalla delegazione italiana e quella francese.
Inoltre, ancora al 16 dicembre, lo stesso sito dell’ANAS, l’ente italiano per le strade, segnava la “produzione degli impianti tecnologici” all’88% e la loro “installazione” al 61%.
Si tratta degli strumenti di funzionamento della galleria, tra cui l’impianto di ventilazione, quello di illuminazione, di estinzione e di rivelazione di incendi, quello di richiesta di soccorso (SOS), la centrale di gestione e soccorso con monitoraggio con telecamere e rilevatori, gli impianti elettrici di emergenza in caso di interruzione della fornitura elettrica eccetera.
È pur vero che fino al confine italiano l’ANAS poteva assumersi la responsabilità diretta, civile e penale, per eventuali rischi, ma non era neppure stata istruita la possibilità di attivare una circolazione in modalità provvisoria sul versante francese, con il coinvolgimento delle forze di polizia e della prefettura.
In generale, non si conosce la base giuridica per cui l’Anas avrebbe potuto assumere la stessa responsabilità per il tratto francese, a cui hanno invece fatto riferimento il viceministro Rixi e il presidente Cirio.
Cosa il Trattato del Quirinale potrebbe fare e cosa manca a livello europeo
Senz’altro, il Trattato del Quirinale ha un metodo che potrebbe prevenire queste incomprensioni. In parte, anche senza il Trattato, tra Italia e Francia, vi sono collaborazioni e lavoro comune in competenze tradizionali, come per lo stesso controllo alle frontiere, attraverso punti di Polizia congiunti – anche in ragione degli accordi di Schengen. Quello di Ventimiglia fu visitato il 18 ottobre dall’allora primo ministro francese Michel Barnier con i ministri italiani degli esteri Antonio Tajani e degli interni Matteo Piantedosi.
Sul tema delle infrastrutture stradali e ferroviarie, invece, i rapporti sembrano ancora agli anni Ottanta, in cui non vi sono scambi informativi né sulle reciproche normative né sulle pratiche di manutenzione, di monitoraggio o sugli investimenti, neppure a livello di convegni. L’unico punto di contatto sembra quello delle conferenze intergovernative e delle relazioni dirette tra ministri.
A livello europeo, la Direzione generale della Mobilità e dei trasporti, che fa ora capo al Commissario ai trasporti Apostolos Tzitzikostas, pur lavorando sulla mobilità urbana, la transizione climatica e ambientale e sui corridoi europei, non ha grandi iniziative sugli scambi di personale tra amministrazioni degli Stati membri, nei settori per esempio ferroviario o delle infrastrutture stradali o aeree.
Ciò avviene in altri settori, dalla giustizia agli affari interni, alle riforme o alla transizione verde. Con il risultato che si arriva a una riunione con delle attese che avrebbero potute essere verificate prima o neppure nascere.
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