Lo scorso mercoledì 15 gennaio, la consigliera federale svizzera nonché ministra della Difesa Viola Amherd, l’anno passato presidente di turno della Confederazione elvetica, ha ufficializzato le proprie dimissioni, sancendo così la fine di una carriera politica lunga oltre 30 anni.

Ne ha dato l’annuncio in modo inatteso al termine della conferenza stampa di presentazione di un progetto per l’introduzione dell’obbligo per le donne di partecipare a una giornata informativa sul servizio militare e sulla protezione civile.

Durante la sua presidenza sono negoziati e conclusi gli accordi tra Svizzera e Unione Europea denominati Bilaterali III. Il risultato, di grande rilievo politico, ha risolto la profonda crisi emersa con la rottura del 24 maggio del 2021, quando non è firmato l’accordo preparato durante sette anni di negoziati.

Una carriera politica trentennale

Nata nel 1962, Viola Patricia Amherd ha iniziato la sua carriera come avvocata, prima di entrare nel mondo della politica, divenendo sindaca della sua città natale, Briga (Cantone del Vallese), tra il 2000 e il 2012. Tra il 31 maggio del 2005 e il 31 dicembre del 2018, è eletta al Consiglio nazionale (cioè al Parlamento confederale) come rappresentante del Partito Popolare Democratico (PPD), oggi noto come “Centro”.

Nell’autunno del 2018, Amherd si candida per un seggio al Consiglio federale (il Governo federale), succedendo alla collega di partito e dimissionaria Doris Leuthard, per poi esservi eletta il 5 dicembre con 148 voti al primo scrutinio. Dal 1º gennaio del 2019 e sino alle dimissioni del gennaio di quest’anno, è stata quindi la prima donna a capo del dipartimento federale della Difesa svizzero.

Nel 2024 ha anche assunto la carica di Presidente della Confederazione, assegnata a turno ogni anno ai membri del Governo federale.

Un breve bilancio del mandato

Durante i suoi anni al Governo federale, Viola Amherd ha trattato differenti aspetti tra i quali l’aumento dei fondi per l’esercito, la creazione della Segreteria di Stato della politica di sicurezza e il rafforzamento della cooperazione internazionale in materia di difesa. La ministra anche promosso uno studio sulla discriminazione e la violenza sessuale nelle forze armate nonché il rafforzamento dell’etica nella pratica sportiva in generale.

Il referendum del 2020 è considerato uno dei momenti cruciali del suo mandato poiché, non senza forti critiche sul piano economico e geopolitico, la popolazione ha approvato un credito di 6 miliardi per l’acquisto di nuovi caccia F-35A. La donna ha anche gestito la mobilitazione di circa 8 mila soldati dell’esercito durante la pandemia di Covid-19 a sostegno di ospedali cantonali, forze di polizia e guardie di confine.

I negoziati bilaterali con l’Unione Europea

Nel corso del 2024 si sono tenuti i negoziati per gli accordi bilaterali tra Unione Europea e Confederazione elvetica, bruscamente e malamente interrottisi nel 2021.

Il nuovo pacchetto riguarda l’introduzione di meccanismi di concorrenza e limitazione di aiuti di Stato in (soli) tre ambiti, cioè trasporto aereo, terreste ed energia elettrica. Gli affidamenti per il trasporto ferroviario non saranno sottoposti all’obbligo di gara, mentre il trasporto ferroviario internazionale, nei limiti delle disponibilità, permetterà di vedere i vettori svizzeri raggiungere le città europee e quelli dell’Unione raggiungere le città svizzere. Inoltre, in cinque ambiti, la Svizzera adatterà la propria legislazione a quella dell’Unione Europea, con limitazioni, tempistiche e vincoli dettagliati negli accordi.

Restano eccezioni rispetto alla libera circolazione delle persone e dal 2027 la Svizzera parteciperà nuovamente ai programmi di ricerca da cui era stata esclusa, da Horizon a Euratom a Digital Europe sino a Erasmus+ oltre che ai meccanismi europei sulla sicurezza alimentare e sulla prevenzione dei rischi di epidemie.

Sotto il profilo istituzionale, i possibili contenziosi saranno esaminati un tribunale arbitrale comune UE-CH. I testi degli accordi non sono ancora stati resi noti e la loro entrata in vigore non sarà rapida, sebbene alcune parti potranno essere poste in esercizio a titolo provvisorio. Si attende la firma in primavera, seguita da una fase di consultazione e dibattito parlamentare nel 2026 nonché forse da vari referendum.

Dopo l’approvazione da parte del parlamento svizzero del mandato negoziale datata 15 dicembre del 2023, i negoziati hanno previsto ben 197 riunioni. Il 20 dicembre del 2024, la presidente della Confederazione Viola Amherd e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si sono ritrovate a Berna per sottolineare l’importanza dei risultati raggiunti.

Per la ministra elvetica, con il suo carattere schivo, si è trattato di un risultato importante per la sua intera carriera politica.

Chi succederà ora a Viola Amherd?

La decisione delle dimissioni di Viola Amherd, che già da tempo circolava sotto forma di indiscrezione, si è concretizzata nonostante le critiche di sottrazione alle proprie responsabilità ricevute negli ultimi mesi dalla Destra.

Come possibile successore si vociferava inizialmente di Martin Candinas (Centro), consigliere nazionale del Cantone dei Grigioni la cui smentita non ha tuttavia tardato ad arrivare. Al pari di altre figure del partito tra cui il presidente dimissionario del Centro Gerhard Pfister, il capogruppo del Centro alle camere federali Philipp Matthias Bregy e il consigliere agli Stati del Cantone di San Gallo Benedikt Würth.

Tra gli altri nominativi “papabili” figurano Philipp Kutter (Alleanza di centro), membro del Consiglio nazionale per il Cantone di Zurigo, e l’ex presidente nazionale del Centro nonché consigliere di Stato vallesano, Christophe Darbellay.

In ogni caso, le candidature dovranno essere presentate al gruppo parlamentare per il tramite delle sezioni cantonali e saranno poi vagliate da una apposita commissione, che il prossimo venerdì 21 febbraio le proporrà all’Assemblea federale.

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