Nel centro di Torino, sotto il portico ottocentesco del palazzo del Museo del Risorgimento, spesso i senzatetto improvvisano i loro giacigli per la notte. Con il giorno, ciò che è servito come riparo viene accantonato in un angolo e schermato con dei cartoni.
Ma vi è anche chi sistema i propri averi in modo diverso. Le coperte sono piegate e arrotolate, a volte racchiuse in un involucro impermeabile per preservarle dalla possibile pioggia o forse neve. Il cielo grigio di tante giornate di questo lungo inverno pareva prometterla.
Così sistemati, i tessuti vengono riposti in spazi protetti, interstizi fra le pareti marmoree del palazzo e i piedistalli delle sue colonne monumentali. Il contrasto di materiali e forme colpisce: percepiamo come poco umana sia la condizione di perenne esposizione e vulnerabilità di coloro che non hanno una casa.
Il tema della sorte degli ultimi nelle nostre società e della sofferenza di tutti, delle creature umane e delle creature animali, è al cuore dell’opera dell’affermata artista belga Berlinde De Bruyckere, nata nel 1964 a Gand.
Le sue creazioni, rivolte a un mondo malato d’indifferenza e di separatezza, hanno un contenuto drammatico e sovente vi compaiono vecchie e usurate coperte. Impiegate quali miseri mantelli, queste lane infeltrite dai colori terrosi offrono riparo a nudi e ingobbiti corpi di donna plasmati in pallida cera.
Oppure, ritagliate e poi cucite insieme dall’artista medesima, aderiscono a manichini in forma di corpi offesi e privi degli arti superiori, come fossero una seconda pelle.
Non sono visioni lontane dalla realtà: in pieno giorno, lungo i marciapiedi delle nostre città, vecchie coperte di lana coprono i volti e avvolgono le membra di figure sdraiate che appaiono informi.
Altre volte l’artista omette la presenza umana e l’opera consiste in un semplice sgabello su cui sono impilate una serie di coperte, o in un cassone metallico a grate in cui le coperte sono disposte in strati.
Ma la loro forza evocativa è tale che, all’istante, nella nostra mente si affollano le mille immagini trasmesse dai mass media di chi è costretto a vivere in luoghi di rifugio, o peggio di detenzione.
È in corso, e fino al 31 agosto prossimo, al museo Bozar di Bruxelles, una mostra di Berlinde de Bruyckere dal titolo Khorós. L’artista espone cinquanta opere realizzate negli ultimi 25 anni di lavoro.
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