Nel centro di Torino, sotto il portico ottocentesco del palazzo del Museo del Risorgimento, spesso i senzatetto improvvisano i loro giacigli per la notte. Con il giorno, ciò che è servito come riparo viene accantonato in un angolo e schermato con dei cartoni.

Ma vi è anche chi sistema i propri averi in modo diverso. Le coperte sono piegate e arrotolate, a volte racchiuse in un involucro impermeabile per preservarle dalla possibile pioggia o forse neve. Il cielo grigio di tante giornate di questo lungo inverno pareva prometterla.

Così sistemati, i tessuti vengono riposti in spazi protetti, interstizi fra le pareti marmoree del palazzo e i piedistalli delle sue colonne monumentali. Il contrasto di materiali e forme colpisce: percepiamo come poco umana sia la condizione di perenne esposizione e vulnerabilità di coloro che non hanno una casa.


Il tema della sorte degli ultimi nelle nostre società e della sofferenza di tutti, delle creature umane e delle creature animali, è al cuore dell’opera dell’affermata artista belga Berlinde De Bruyckere, nata nel 1964 a Gand.

Le sue creazioni, rivolte a un mondo malato d’indifferenza e di separatezza, hanno un contenuto drammatico e sovente vi compaiono vecchie e usurate coperte. Impiegate quali miseri mantelli, queste lane infeltrite dai colori terrosi offrono riparo a nudi e ingobbiti corpi di donna plasmati in pallida cera.

Berlinde De Bruyckere, Spreken 1999 Museum contemporary Art M_HKA Antwerp (c) M_HKA Press Syb’l. S.


Oppure, ritagliate e poi cucite insieme dall’artista medesima, aderiscono a manichini in forma di corpi offesi e privi degli arti superiori, come fossero una seconda pelle.

Berlinde de Bruyckere Aanèè-genaaid Collezione Enea Righi, Bologna (c) Museo Madre Napoli ufficio stampa Amedeo Benestante

Non sono visioni lontane dalla realtà: in pieno giorno, lungo i marciapiedi delle nostre città, vecchie coperte di lana coprono i volti e avvolgono le membra di figure sdraiate che appaiono informi.

Nel centro di Torino, via San Francesco da Paola (c) Anna Maria Colombo Nos Alpes

Altre volte l’artista omette la presenza umana e l’opera consiste in un semplice sgabello su cui sono impilate una serie di coperte, o in un cassone metallico a grate in cui le coperte sono disposte in strati.

Ma la loro forza evocativa è tale che, all’istante, nella nostra mente si affollano le mille immagini trasmesse dai mass media di chi è costretto a vivere in luoghi di rifugio, o peggio di detenzione.

È in corso, e fino al 31 agosto prossimo, al museo Bozar di Bruxelles, una mostra di Berlinde de Bruyckere dal titolo Khorós. L’artista espone cinquanta opere realizzate negli ultimi 25 anni di lavoro.

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Anna Maria Colombo ha insegnato Storia dell’Arte Alpina all’Università di Torino e tenuto seminari e partecipato a progetti di studio e restauro sui tessuti antichi per varie istituzioni, fra cui l’Università Pontificia Giovanni Paolo II a Cracovia. Ha scritto per Allemandi, Interlinea, Priuli e Verlucca, Silvana Editrice ed altri. Tiene una rubrica sulla letteratura di montagna per Coumboscuro, periodico della minoranza provenzale in Italia.

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