La Convenzione delle Alpi, accordo internazionale firmato tra i Paesi dell’arco alpino il 7 novembre 1991, si propone di stilare un piano di azione per la biodiversità alpina che definisca misure settoriali e trasversali per la protezione dell’ecosistema. Tale iniziativa si inserisce nel quadro degli obiettivi globali sulla biodiversità e mira a integrarsi con la nuova normativa UE per il ripristino della natura.
L’idea è stata presentata nel corso dell’81ªseduta del Comitato permanente dedicata adambiente, culturalisme e sviluppo sostenibile, svoltasi a Roma lo scorso mercoledì 26 marzo. La giornata presso l’Istituto svizzero è stata la prima organizzata sotto la guida della nuova presidenza italiana dopo il passaggio di testimone dalla Slovenia avvenuto nel gennaio scorso.
Ghiacciai e biodiversità
L’incontro della Convenzione delle Alpi ha funto da aggiornamento circa le attività intraprese nel corso dei primi mesi del 2025 oltre che da panoramica di quelle in prossima attuazione. Ad aprirlo erano l’ambasciatore svizzero in Italia, Roberto Balzaretti, e il direttore generale per gli Affari europei e internazionali e per la finanza sostenibile del ministero italiano dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Alessandro Guerri.
Una delle principali novità ha coinciso con il resoconto circa i primi lavori dell’11ª “Relazione sullo stato delle Alpi” concernente ghiacciai, permafrost e ciclo dell’acqua, la cui stesura è esordita all’inizio del mese di marzo. Nel corso degli anni, tali documenti hanno analizzato differenti tematiche tra le quali, a titolo di esempio, mobilità e sviluppo rurale sostenibile, turismo e cambiamenti demografici, green economy e qualità della vita.
Adattamento climatico e cultura alpina
Durante la seduta della Convenzione delle Alpi si è anche posta attenzione sulla cultura alpina, che il mandato italiano si propone di valorizzare attraverso una task force volontaria dedicata. Si è discusso peraltro dell’adattamento ai cambiamenti climatici a livello locale, dove molti comuni alpini mancano delle risorse e competenze necessarie per affrontare la crisi climatica.
Tra gli scopi manifestati dalla presidenza italiana figura quindi quello di raccogliere esempi di buone pratiche in tutta l’area alpina con il supporto del Comitato consultivo sul clima alpino e del Gruppo di lavoro sui pericoli naturali PLANALP. Inoltre, un rilevante contributo sarà dato dal progetto europeo Espon “InTerAlp”, che si propone di analizzare le dinamiche che intercorrono nei territori di confine tra le Alpi e le pianure circostanti.
La Convenzione delle Alpi
La Convenzione delle Alpi è un accordo firmato da Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia, Svizzera e Comunità Europea (oggi Unione Europea). Esso si propone come modello di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile e la tutela delle aree montane e si fonda su principi che coniugano protezione ambientale, identità culturale e sviluppo socioeconomico.
Nel 2019, i Paesi membri hanno adottato il “Sistema alpino di obiettivi per il clima 2050”, una strategia comune per affrontare la crisi climatica in modo cooperativo e multilivello. Dopo un biennio di presidenza slovena, la guida è passata all’Italia durante la Conferenza delle Alpi, incontro di livello ministeriale svoltosi lo scorso mercoledì 22 gennaio a Brdo pri Kranju.
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