Domenica 3 agosto, a Saint-Nicolas, la Rencontre valdôtaine avec les émigrés ha riscosso un buon successo. Si è trattato della 49esima edizione: organizzato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta e da un comune ospitante, è un evento annuale che si conferma solido, frequentato e caloroso.
Le generazioni passano, i legami restano vivi e si aggiunge una nuova emigrazione di giovani e giovani talenti che dimostra una capacità della comunità valdostana di essere presente all’estero.
Una costruzione stabile e politica
L’evento, inserito nel calendario regionale, prevede ogni anno un programma di visite, mostre e interventi pubblici. Il giorno successivo si tiene un incontro con il governo regionale per discutere di temi e di politiche.
La dimensione insieme di festa e di respiro politico rende la Rencontre valdôtaine un evento un po’ diverso da altri di questo genere, anche nelle Alpi. Gli emigrati valdostani hanno svolto un ruolo di opposizione durante il fascismo e hanno portato un contribuito alla ricostruzione. Lo scambio di vedute sul futuro della Valle si è sempre mantenuto, anche con qualche confronto, seppur garbato, da entrambe le parti. A Saint-Nicolas, come ogni anno, abbiamo assistito a un evento insieme comunitario e istituzionale, con messa e discorsi. In altre parole, la Rencontre è un’occasione di festa, ma non soltanto.
Le generazioni che cambiano
Le generazioni si avvicendano, ma dopo 49 anni la Rencontre è sempre solida. Da un lato, l’attaccamento alla Patrie si evolve e continua tra i figli degli émigrés, spesso in relazione alle case di famiglia che si frequentano durante le vacanze, e per tempi ancora più lungi in epoca di pensione dal lavoro.
Viaggi più facili e le maggiori risorse finanziarie delle famiglie hanno reso possibile il restauro di edifici anche antichi e, in alcuni casi, l’acquisto di nuove sistemazioni. Il pubblico principale della Rencontre è quindi composto da persone mature o anziane, ma ci sono anche nipoti, nuove famiglie e quarantenni.
Manca forse una dimensione più giovane, nella musica, nei momenti di festa. L’evento attira meno persone di trent’anni o più giovani, ma questo probabilmente avverrà nei prossimi anni. In ogni caso, a Saint-Nicolas, alla Rencontre valdôtaine c’era davvero molta gente.
Emigrazione 2.0
Da qualche anno si assiste a una nuova forma di emigrazione, fatta di giovani e di giovani talenti. I numeri non sono grandi, ma significativi. Sono giovani che partono per studiare, fare ricerca o per posti di lavoro di qualità e ben retribuiti.
Spesso si tratta di un’emigrazione circolare: alcuni tornano nella petite patrie dopo lunghe permanenze all’estero, come nel caso di Nicolas Viérin, che ha trascorso diversi anni a Londra e ora è console onorario di Francia in Valle d’Aosta. Carlo Chatrian è stato direttore artistico del Festival di Locarno dal 2012 al 2018 e del Festival di Berlino dal 2020 al 2024. Ora dirige il Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Carolina Filippini, di Cogne, è a capo del patrimonio (Victoria Tower Project Director, Strategic Estates), presso il Parlamento britannico a Westminster. Ma ve ne sono anche anche altri, come Genny Sartorello, di Saint-Nicolas, che lavora per Deloitte a Bruxelles e che ha parlato dell’esperienza della “emigrazione 2.0” durante i discorsi ufficiali. Ve ne sono anche di più giovani, come Gabriele Domaine, nelle ricerche di fisica.
Il fenomeno illustra la continuità e l’evoluzione dell’emigrazione valdostana. Un’interpretazione culturale diffusa in Italia evoca una “fuga di cervelli “, legata a un certo disprezzo storico per l’emigrazione, ereditato dall’epoca fascista e ancora presente nel dopoguerra – più radicato a destra, ma percepibile anche a sinistra e nella stampa italiana mainstream.
La forza della nuova emigrazione
Quello che si è visto a Saint-Nicolas, e che si vede più in generale in Valle d’Aosta, è invece l’idea di una ricchezza del fenomeno, capace di riportare idee, ma anche iniziative.
La Svizzera ha adottato un approccio simile alla propria recente emigrazione. La Regione di Bruxelles-Capitale ha anche creato una rete di punti di contatto internazionali (“ambasciatori di Bruxelles”).
In Valle d’Aosta, per sottolinearvi l’importanza di queste opportunità, è con Gilles Gressani – originario di Aymavilles e direttore di Le Grand Continent a Parigi – che si tiene ogni dicembre a Saint-Vincent una “Davos europea” e che viene assegnato un premio letterario europeo in una delle stazioni della Skyway sul Monte Bianco.
Memoria, identità e cultura viva
La Rencontre è innanzitutto un momento di festa e di ritrovo, legato anche alla memoria e all’identità. Il Musée Cerlogne è stato uno dei luoghi coinvolti. Oltre alla Regione e alle sue strutture, il comune di Saint-Nicolas e la sua sindaca, Marlène Domaine, hanno fornito l’organizzazione logistica. Hanno partecipato diverse associazioni locali e il Centre d’Études francoprovençales (CEFP) “René Willien”.
Nel suo discorso, il Presidente della Regione Renzo Testolin ha sottolineato il ruolo del patois (la lingua patoisante). Ha anche menzionato le attività svolte dalle Société savantes e l’importanza dei giochi tradizionali. Per tutta la giornata, delle squadre hanno fatto conoscere e provare ai visitatori i giochi della rebatta, dello tsan e del fiollet.
Jean-Pierre Martin-Perolino, presidente del Comité fédéral des Sociétés d’émigrés valdôtains, ha sottolineato nel suo discorso l’uso familiare del patois e la sua funzione emotiva di “lingua del cuore”.
Dopo Saint-Nicolas, è stato annunciato che l’anno prossimo la Rencontre valdôtaine si terrà a Valtournenche.
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