Il 2 e il 3 dicembre 2024, oltre 300 partecipanti si sono riuniti alla Cité Internationale Universitaire di Parigi per il Borders Forum. L’evento ha lanciato un “Cross-border deal” per affrontare gli ostacoli transfrontalieri anche nel quadro dell’integrazione europea.

L’iniziativa si integra con un processo in corso in vari ambienti e istituzioni. I programmi europei Interreg hanno tutti lanciato un sondaggio e una fase di ascolto dei territori in vista della programmazione post-2027. Il comitato delle Regioni ha trasformato il precedente centro dedicato ai GECT (Gruppi europei di cooperazione territoriale) in una Piattaforma transfrontaliera europea, che sta sviluppando oltre alle strutture di cooperazione. Si interessa infatti anche alle innovazioni e alle soluzioni politiche riguardo agli ostacoli frontalieri.

Il modello del Borders Forum di Parigi è abbastanza classico: riunire esperti, associazioni, rappresentanti locali, nazionali ed europei per promuovere delle policies identificando insieme temi e problemi, individuare percorsi normativi o regolamentari, costruire alleanze politiche e territoriali.

Si tratta di una modalità propositiva e costruttiva, che spesso però trascura le parti che non funzionano e quelle difficili da aggiustare. Si tratta di quelle che vengono normate o regolate a livello degli Stati con poche interferenze locali (gli attraversamenti ferroviari o stradali), o che hanno inerzie decennali (la tendenza nei programmi Interreg a rifinanziare gli stessi soggetti e le stesse iniziative), o che hanno effetto transfrontaliero ma non solo locali (la moneta unica, la libera circolazione, i controlli sulle migrazioni, le politiche industriali o quelle sulla montagna o il mare).

Il Borders Forum è alla terza edizione dopo quelle del 2022 e del 2020. Promosso e organizzato dalla Mission opérationnelle trasfrontalière (MOT), che opera essenzialmente sulle zone transfrontaliere francesi, il Forum ha sviluppato nel tempo una dimensione e un coinvolgimento europeo più marcato.

Il significato di “Cross-border deal”

Il “Cross-border deal” è un insieme di proposte per superare gli ostacoli che interessano il 30% della popolazione europea che abita in aree transfrontaliere. Secondo l’OCSE, questi ostacoli rappresentano una perdita di produttività pari al 3% del PIL europeo, equivalente a 458 miliardi di euro. Tra le proposte, una maggiore cooperazione tra territori, una cittadinanza europea rafforzata e nuovi strumenti di governance locale.

Durante il forum, esperti e rappresentanti politici hanno discusso temi cruciali come la “cittadinanza transfrontaliera”. Gabrielle Halpern, filosofa, ha sottolineato l’importanza dello scambio culturale nella costruzione dell’identità europea, mentre Tibor Navracsics, ex-commissario europeo e ora ministro ungherese dello sviluppo regionale e dell’amministrazione pubblica, ha evidenziato il ruolo della cooperazione nel superare i conflitti del passato. La presidente dell’Assemblea di Corsica, Marie-Antoinette Maupertuis, ha richiamato l’attenzione sull’importanza della continuità territoriale per garantire la coesione e la solidarietà.

Tra gli altri partecipanti la tedesca Juliane Seifert, segretaria di Stato agli interni e al territorio secrétaire d’État, si è affiancata all’europarlamentare Sandro Gozi, a Karl-Heinz Lambertz, già presidente della comunità germanofona del Belgio e ora presidente dell’associazione delle regioni frontaliere europee (ARFE), oltre che al presidente della MOT, Christian Dupessey, sindaco di Annemasse.

I dieci atelier

Al Borders Forum 2024 di Parigi sono stati affrontati dieci temi chiave per superare gli ostacoli transfrontalieri, tra cui la partecipazione civica transfrontaliera, su argomenti di interesse comune con l’uso di piattaforme digitali e plurilinguismo. La cultura è un vettore per costruire una cittadinanza transfrontaliera, anche attraverso “città transfrontaliere della cultura” e reti delle città frontaliere gemellate.

Per l’urbanistica il Forum propone di armonizzare le normative tra i Paesi e sviluppare competenze tecniche condivise. Per il trasporto pubblico transfrontaliero, è stata richiesta una maggiore integrazione, con orari e sistemi di bigliettazione comuni. Sull’acqua occorre rafforzare la governance e la cooperazione tra partner pubblici e privati, riconoscendola come risorsa comune.

Ambiente, sanità, lavoratori frontalieri, servizi pubblici comuni

La pianificazione ambientale propone governance comune ed efficace dei territori frontalieri anche per affrontare le sfide climatiche. Sulla sanità si è discusso del riconoscimento dei titoli di medici e infermieri, dell’eliminazione delle barriere per i servizi di soccorso e della creazione di regimi fiscali e giuridici per i lavoratori transfrontalieri.

In generale, il forum propone di migliorare l’accesso ai servizi pubblici per i cittadini frontalieri, riconoscendo anche un loro status specifico. Infine, sotto il profilo finanziario, si è richiamato il ruolo dei programmi Interreg ma anche la necessità di sviluppare strumenti comuni locali permanenti (come peraltro già avviene tra alcuni territori franco-svizzeri).

Tre proposte finali e un dibattito aperto

Più in generale, il dibattito al Forum ha permesso di individuare tre proposte a carattere più generale: un hub di dati transfrontalieri, l’organizzazione di agorà civiche annuali, la promozione di servizi pubblici comuni alle frontiere.

Il documento finale è proposto all’approvazione di tutte le istituzioni, locali regionali, nazionali ed europee, come ha annunciato Christian Dupessey, presidente della Mission Opérationnelle Transfrontalière.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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