Lo sci alpinismo è in piena espansione nelle valli del Queyras, in Francia. Per conciliare lo sviluppo turistico con la conservazione della fauna selvatica, il Parco Naturale Regionale del Queyras, in collaborazione con l’Ufficio del Turismo e i comuni, sta sviluppando strumenti innovativi di sensibilizzazione, tra cui una mappa che mostra i terreni a rischio valanghe e le aree sensibili per gli animali.
Il Parco Naturale Regionale del Queyras è stato creato nel 1977 e comprende undici comuni nei massicci del Queyras, dell’Escreins e delle Alpi Cozie, nel nord-est del dipartimento delle Alte Alpi. Con 2.300 residenti permanenti, è il meno popolato dei parchi naturali regionali francesi.
Il Parco si trova al confine con il Piemonte, con cui condivide in particolare il passo dell’Agnel. Da molti anni collabora con il Parco italiano del Monviso, che gestisce anche l’Abbazia di Staffarda.
Una mappa per la sicurezza e l’ambiente
Per informare meglio gli sciatori, è stata progettata una mappa che incrocia i terreni valanghivi con le aree frequentate dalla fauna selvatica, particolarmente vulnerabile in inverno. Questa iniziativa si basa sul metodo EETA (scala di esposizione del terreno alle valanghe). L’EETA analizza solo il terreno, senza includere informazioni sulle condizioni della neve, rispondendo così a una domanda chiave: “Il terreno è esposto alle valanghe?”.
Il metodo è stato sviluppato dall’ANENA (Association Nationale pour l’Étude de la Neige et des Avalanches) e dall’INRAE (Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’Alimentation et l’Environnement), che hanno classificato il terreno del Queyras in cinque categorie di rischio, da “nessuna valanga” a “estremo”. Lo studio, condotto in quattro valli molto frequentate dopo i periodi nevosi noti come “ritorno da est” – Rondet-Pelvas, Col Agnel, Peynin e Valpreveyre -, combina un approccio scientifico con indagini sul campo effettuate da professionisti locali.
Una classificazione tecnica dei terreni da valanga
È un po’ tecnica ma interessante. I terreni analizzati sono stati suddivisi in cinque livelli di complessità. La classe 0, detta “no valanghe”, si riferisce a zone in cui non c’è pericolo, nemmeno occasionalmente, come i letti dei torrenti o i pendii. La classe 1, detta “semplice”, comprende aree generalmente sicure, come aree boschive o pendii dolci, dove il rischio di valanghe è limitato a situazioni eccezionali.
La classe 2, detta “impegnativa”, comprende aree potenzialmente pericolose che richiedono un’analisi più approfondita, in quanto includono pendii con pendenze superiori a 30 gradi e percorsi valanghivi ben definiti. La classe 3, detta “complessa”, corrisponde ad aree in cui il rischio è frequente e l’analisi complessa. Queste aree presentano diversi percorsi valanghivi sovrapposti, con terreni ripidi in cui la riduzione dell’esposizione è molto limitata.
Infine, la classe 4, definita “estrema”, riguarda i terreni più esposti, come le pareti rocciose o i canaloni molto ripidi. L’arrampicata in queste aree richiede competenze tecniche alpinistiche avanzate.
Queste informazioni sono state raccolte da carte esistenti, come la Cartographie de Localisation des Avalanches (CLPA), e arricchite da osservazioni sul campo.
L’obiettivo di questa mappa non è solo quello di migliorare la sicurezza, ma anche di incoraggiare gli escursionisti ad adottare comportamenti rispettosi della fauna selvatica, particolarmente sensibile al disturbo in inverno. Per diffondere i risultati dello studio è stata sviluppata un’applicazione cartografica che incorpora in particolare il diagramma “Avaluator”, uno strumento educativo per valutare il livello di vigilanza da adottare a seconda delle condizioni.
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