(5a e ultima) Un racconto in cinque parti dedicato a Joseph-Samuel Farinet, falsario ed eroe popolare in Vallese e in Valle d’Aosta, nato a Saint-Rhémy (attualmente Saint-Rhémy-en-Bosses), in Valle d’Aosta, nel 1845: qui l’epilogo, come il volo di un uccello.


La città di Aosta è gremita. Bancarelle, artigiani, cultori del legno, curiosi, turisti, tutti assistono all’ultimo giorno della secolare Fiera di Sant’Orso. Per quarantotto ore la vita della città si ferma, si trasforma e le strade si arricchiscono di opere in legno, ferro, utensili e oggetti quotidiani.

Adélaïde sta allestendo il banco dove espone i Sabot fatti da lei e dal marito. Ad aiutarla, con le sue piccole mani, la figlia Célestine di appena cinque anni. Mentre la giovane mamma si occupa della vendita, la bimba seduta, incide con un punteruolo dei fiorellini sui Sabot di piccola taglia.

– È molto brava sua figlia. Dice una voce maschile.

Adélaïde sta contando i soldi, alza la testa e per poco non si lascia scappare un urlo. Davanti a lei c’è Joseph, con una folta barba rossa. I due non si vedono da più di cinque anni ma come i loro occhi si incrociano quel tempo si azzera. Vorrebbero abbracciarsi, raccontarsi, ma Joseph non può dare nell’occhio e lei lo sa.

– Ha preso dal padre. Risponde Adélaïde con voce tremolante.

La bambina continua il suo lavoro e Joseph appoggia sulla bancarella un piccolo cappello, bianco come la neve, con qualche perlina azzurra sparsa qua e là.

-Dia questo a sua figlia.

La donna la prende, poi guarda Joseph negli occhi.

– Dagliela tu. Dice con un sorriso malinconico.

L’espressione sicura di Joseph svanisce e compare al suo posto quella di un uomo fragile, un padre inesperto e mancato.
Joseph si avvicina a Célestine e si inginocchia accanto a lei, le fa i complimenti per i fiori che sta incidendo e la bambina sorride orgogliosa.

– Mamma dice che ho le mani d’oro, come papà.

Joseph commosso le porge il cappello.

– Mettilo, fa freddo.

La bambina si infila il cappello.

– Perché piange, signore?

– Perché ti sta benissimo. Joseph si alza, accarezza la guancia della figlia e poi si avvicina ad Adélaïde.

– Non volevo lasciare il violino Joseph, ma lui sapeva che era tuo…

– Lo so…

– Tornerà a breve, è andato a prendere da mangiare.

– So anche questo, ieri vi ho osservati tutto il giorno, è un brav’uomo. Io, invece, non so più cosa sono.

– Tu sei Joseph, il mio Joseph e lo sarai per sempre. Dice lei.

Joseph allunga la mano in mezzo ai Sabot e stringe forte quella della sua Adélaïde. Senza aggiungere una parola si gira verso Célestine e poi ancora verso la madre, con un’ultimo sguardo lascia tutto ciò che ha di più caro per poi svanire tra la folla. La bambina si avvicina alla mamma.

– Mamma perché piangi anche tu? Chi era quell’uomo?

La madre le risponde con una carezza.

Farinet ancora per qualche ora può stare tranquillo, ma una volta finita la Foire, la città di Aosta non sarà più un posto sicuro per un latitante come lui. Deve mettersi in viaggio. Dopo aver salutato la sua famiglia, non gli resta che tornare dagli amici del Saillon.
Sua madre, l’ultima volta che si videro lo aveva pregato di non tornare a casa.

La loro dimora, da quando era evaso da Martigny, era quasi sempre sorvegliata. Gli aveva detto di recarsi al cimitero semmai avesse fatto ritorno.

– Quello è l’unico posto sicuro.

Forse ci avrebbe già trovato il padre, che da quanto diceva il medico non ne aveva per molto. Se mai fosse stato così, dietro la tomba del padre lei gli avrebbe lasciato qualcosa.
E così Joseph ritorna nel suo paese natale, si muove di notte, silenzioso come il volo di un uccello e arriva al cimitero. Guarda le tombe più recenti, una porta il nome del padre. Non piange, in qualche modo sperava di vederlo lì e non saperlo bloccato a letto. Adesso è libero anche lui.

Dietro alla lapide c’è sacco di tela. Lo apre, all’interno trova la vecchia giacca con la quale il padre lo aveva avvolto quando, sulle Alpi, se lo era ritrovato dietro infreddolito. Nient’altro. E qui una lacrima segna il suo viso.

Si rimette in viaggio per attraversare la frontiera, con la giacca sgualcita addosso.

Arriva a Saillon che è già mattina inoltrata. Il paese è calmo, non c’è nessuno per le strade, ma lui sa che nell’osteria di Roland c’è sempre qualche amico che può incontrare. Joseph ha bisogno di compagnia e anche se è rischioso, entra.

All’interno ci sono già molte persone, amici: vede Bertholet, al quale qualche anno prima aveva fabbricato una culla in legno per la figlia, c’è il fabbro Roduit, che un giorno gli aveva chiesto un martello e lui gli fece il più bel martello che avesse mai impugnato; la signora Darbellay, che come lo vedeva in paese lo invitava nella sua casa e gli offriva cibo e riparo. E poi c’è Roland al quale ha regalato la sua amicizia. Si voltano tutti a guardarlo e non sembrano contenti nel vederlo.

– Amici, Farinet è tornato! Dice sorridendo.

Nessuno risponde, e lui si addentra nel locale. In fondo nascoste nell’ombra vede quattro divise rosse.

– Caches-toi Farinet! Caches-toi! Gridano tutti i suoi amici. E lui esce di corsa.

I gendarmi gli corrono dietro, lui attraversa il paese, incitato dagli abitanti del Saillon. Le guardie gli urlano di arrendersi.

– Non mi avrete mai!

Corre veloce, leggiadro come un uccello, si addentra in mezzo alle sue amiche montagne. I gendarmi sono almeno una dozzina e lo seguono nelle gorge.

Farinet corre sugli strapiombi, riuscendo persino ad apprezzare la bellezza di quel paesaggio selvaggio. Gli sparano, lo mancano e lui se la ride. Continua la corsa, salta, ride e si gode la sua libertà. Bam! Un altro colpo. Il dirupo. E poi, più nulla.

TUTTE LE PARTI DEL RACCONTO DI JACQUES MARTINET SU FARINET

  1. Un giovane con violino
  2. Adélaïde piange
  3. Nella notte buia
  4. Non è fatto per stare in gabbia
  5. C’è Célestine

 

Ha studiato al Dams a Torino e poi all’Alma Mater a Bologna. Nel 2022 un tirocinio lo ha portato a Roma, a lavorare inizialmente nella produzione della serie Suburræterna e poi in altre produzioni cinematografiche. Appassionato di letteratura e sceneggiatura ha pubblicato il suo primo racconto sul sito Racconti nella rete dell'associazione LuccAutori.

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