Da un po’ di tempo, Guillaume Desmurs tiene una conferenza dedicata alla trasformazione delle stazioni di sci, come fattore di sviluppo territoriale, economico e riguardo alla vita in montagna.

Sviluppa in particolare gli argomenti e i dati che ha raccolto per i suoi libri, tra cui va ricordato L’épopée des stations de ski (l’epopea delle stazioni di sci), edito da Glénat nel 2018. Offre anche ulteriori elementi di riflessione sui cambiamenti in atto e sul dibattito in corso.

Nato e vissuto in una stazione di sci, da famiglia attiva nell’immobiliare e nel commercio, parla di cose che ha visto e studiato, dai personaggi ai luoghi, ai grandi atti di programmazione economica.

La sua attività è da seguire con attenzione, in particolare nella comprensione di uno dei dibattiti nazionali sul futuro della montagna, che sono ancora isolati nel rispettivo perimetro statale, tra Francia, Svizzera e Italia.

Guillaume Desmurs collabora con la rivista Point de Côté e partecipa a riflessioni sul futuro delle stazioni sciistiche con il think tank LaMA. Ha pubblicato alcuni libri con Glénat, tra cui L’épopée des stations de ski (2018), Une histoire du ski (2019), La revanche des hauteurs (2019), 100 % ski (2019) e La Route coupée (2021).

Cone nascono le stazioni di sci

In una delle precedenti conferenze, Desmurs ha mostrato una copertina con Benito Mussolini con gli sci e ha ricordato la nascita, negli anni ’30, di Sestrière, ma anche lo studio e il primo impulso della Francia di Vichy, quindi all’epoca dell’occupazione nazista, per le stazioni delle Trois Vallées e di Courchevel. Ha richiamato un’epoca in cui non c’erano impianti di risalita ma c’erano sport invernali. In sostanza, si saliva a piedi.

Il grande sviluppo delle stazioni sciistiche si lega poi all’industrializzazione del XX secolo, le 30 Glorieuses in Francia, il Boom economico in Italia.

L’accelerazione negli anni Sessanta in Francia deriva dal Plan Neige, con finanziamenti statali che hanno favorito la creazione di grandi infrastrutture turistiche. Il modello basato sullo sci alpino e sull’investimento immobiliare ha trasformato diverse aree di montagna, con milioni di visitatori ed effetti economici di grande portata, per le comunità e per il sistema economico in generale.

I tentativi di adattamento e di rinnovamento

Desmures racconta nei suoi incontri le percezioni del presente, con il riconoscimento ormai condiviso circa il cambiamento climatico, la riduzione dell’innevamento naturale, con il ruolo dei cannoni sparaneve e le altre tecniche di conservazione delle piste, costose sia in denaro, sia in consumo idrico ed energetico. Tra aumento dei costi e pressioni ambientali, si è sviluppata una dinamica di ricerca di soluzioni e di alternative per assicurare la continuità economica e la vita di queste aree.

Alcune località stanno diversificando l’offerta turistica per attrarre visitatori durante tutto l’anno, mentre altre ripensano le loro infrastrutture per ridurre l’impatto ambientale.

È un dibattito aperto di cui Desmures ripercorre diversi esempi e guardando ai diversi approcci. Si tratta di problema complesso e con diversi aspetti, economico, sociale, di contrasto allo spopolamento, di riconversione di attività e di nuove pratiche.

L’epoca delle stazioni di sci classiche è durato sessant’anni, bisogna capire verso quali modelli stiamo andando.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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