Il titolo dell’italo-francese STMicroelectronics resta altalenante in borsa, con qualche recupero e qualche caduta, in un contesto di annunci sulla riduzione del personale e di un aperto contrasto tra il governo italiano e la sua governance. La grande società nel 2024 ha avuto un fatturato di 13,27 miliardi di dollari, però in calo del 23,2% rispetto al 2023.

STMicroelectronics produce principalmente semiconduttori (i chip) e dispositivi elettronici. È partecipata in eguale misura dal governo italiano, via ministero del Tesoro (50%) e dal governo francese, attraverso il fondo BPI BpiFrance Participations (47,55%) e il Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives (CEA, al 2,45%), in un veicolo comune, la STMicroelectronics Holding NV (27,50%). La società ha sede a Ginevra.

Una crisi economica nel mercato dei semiconduttori, ma è possibile ?

In una fase di forte domanda di microprocessori e semiconduttori, e di volontà europea di rafforzare e proprie capacità (o sovranità) produttive nelle materie tecnologiche, l’italo-francese  STMicroelectronics nel 2024 ha perso dunque il 23% del suo fatturato. Il mercato semiconduttori è però in crescita e loro sono dappertutto: in uno smartphone se ne trovano circa 160, in un’automobile da 1400 ai 3500 di una ibrida.

Estratto da una infografica della Commissione europea (c) Unione europea 2022

STMicroelectronics è in difficoltà malgrado una fase di forte domanda mondiale di microprocessori e semiconduttori. Ha un piano di riduzione del personale su base volontaria per 2800 posti nel mondo (su circa 50 mila nel mondo) e di contenimento delle spese. La riorganizzazione ha acceso dibattiti e confronti tra i lavoratori nei 14 siti in cui è presente, come in Italia e Francia, a Rennes, Tours, Crolles vicino a Grenoble, Agrate vicino a Milano, Marcianise e Catania.

Parte delle difficoltà dell’azienda deriva dal mercato automotive, che è ora in crisi e produce meno domanda di chip. Inoltre, l’azienda fronteggia una concorrenza forte, dalla Cina a Taiwan (STMicroelectronics è 13sima sul piano mondiale), è esposta alla volatilità delle vicende sui dazi.

Da parte dei due governi, italiano e francese, emerge più critica che valutazione sulle cose da fare, mentre da parte europea e da altri Stati membri, a parte i progetti finanziati, vi è un sostanziale silenzio. L’Unione europea, tra l’altro, con il Regolamento del 2023 (il regolamento chip) puntava a raddoppiare la propria quota di mercato di semiconduttori dal 10% al 20% del 2030.

Il conflitto sulla governance

Sullo sfondo, presso il governo italiano, emerge una preoccupazione e un fastidio per le performance economiche di STMicroelectronics nel 2024, ma senza grande dettaglio sui singoli aspetti e sulle prospettive. Il conflitto si è precisato nell’ambito del rinnovo di uno dei membri del consiglio di amministrazione.

La nomina di Marcello Sala, direttore generale al Tesoro per la partecipate, è stata rifiutata dall’advisory board. A seguire, la stampa italiana ha dato notizia che il governo italiano, per voce del ministro italiano dell’Economia Giancarlo Giorgetti, avrebbe ritirato la fiducia all’amministratore delegato Jean-Marc Chery, e ne è seguita una replica con un comunicato stampa del 10 aprile. La schermaglia è stata pubblica, i rappresentanti pubblici francesi avrebbero votato a favore e sarebbero dunque i tre rappresentanti del “mercato” ad aver votato contro. Bisognerà vedere a maggio, al prossimo Consiglio, come andranno le cose.

Una audizione complicata al Senato francese

Anche sul versante francese il clima non è buono per la società. Chery è stato in audizione al Sénat il 1° aprile e l’incontro si è svolto con discrete tensioni, tra accuse di pagare poche tasse in Francia (si è detto meno di 100 mila euro) e di ricevere molte sovvenzioni (487 milioni nel 2023, ma anche fondi statali per 2,9 miliardi per il sito di Crolles, a cui si aggiungono i contributi della Regione Auvergne Rhône-Alpes e altri aiuti). Le risposte hanno riguardato i contributi previdenziali e le imposte (30 milioni sulla produzione, 50 sulla società, 500 milioni di previdenza). Un clima difficile, tutti concentrati su questi temi, anche rispetto alle volontà di costruire i cosiddetti “campioni industriali europei” in un mercato dei semiconduttori apparentemente in grande espansione.

Chery ha tra l’altro ricordato (qui sotto al minuto 15:15) che l’Europa occupa solo l’8% mondiale della domanda di semi-conduttori, e che Italia e Francia rappresentano meno del 4% delle vendite dell’azienda.

Inoltre, il piano aziendale annunciato sembra lasciar spazio a interpretazioni nazionali semplificate, rispetto invece alla complessità del problema.

Per esempio, la specializzazione per territori darebbe alla Francia gli impianti delle tecnologie digitali e all’Italia le tecnologie analogiche e di potenza: sembra intuitivamente che la parte più innovativa sia a favore francese. Invece, per esempio, il progetto GaN (Gallium nitride) già finanziato dall’Unione europea come tecnologia futura, sarà sviluppato a Catania e non a Crolles (Grenoble), come indicava France3 il 14 aprile, mentre la produzione dei wafer a sei pollici (200 mm) è già stata spostata da Tours a Singapore.

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Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

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