Martedì 13 maggio 2025, alle ore 14.30, l’Università della Valle d’Aosta organizza un pomeriggio di studi sull’insegnamento e la protezione delle lingue minoritarie in Francia.

L’evento si tiene presso il polo universitario di via Monte Vodice ad Aosta.

Studi e ricerche sul plurilinguismo

Il pomeriggio di studi si interessa del riconoscimento del pluralismo etnico-linguistico nei paesi francofoni e del rischio di scomparsa delle lingue regionali o minoritarie, esaminando al contempo le indicazioni giuridiche europee. Durante l’incontro, verranno presentati i risultati delle ricerche condotte di Emanuela Giannangeli, scomparsa di recente.

L’incontro sarà aperto dai saluti della rettrice Manuela Ceretta e di Teresa Grange, titolare della Chaire Senghor de la Francophonie dell’Università della Valle d’Aosta, che promuove tra l’altro l’iniziativa. A seguire, interverranno i docenti Gianmario Raimondi (Università della Valle d’Aosta), Giancarlo Rolla (Università di Genova), Patrizia Macchia (Università di Torino) e Roberto Louvin (valdostano che insegna all’Università di Trieste).

Emanuela Giannangeli, scomparsa nell’aprile del 2024 a 57 anni, aveva studiato a Milano e condotto attività di ricerca anche a Genova. I suoi lavori hanno riguardato l’organizzazione amministrativa in Francia, le politiche linguistiche e culturali, e l’autonomia contrattuale della pubblica amministrazione italiana, in particolare negli appalti pubblici.

Il suo volume “Lingue e modelli di autonomia fra esigenze di uniformità e diversità. L’eccezione francese nel sistema educativo” è uno dei punti di riferimento dell’incontro di Aosta. L’opera parla del sistema educativo e delle lingue regionali, con uno sguardo alla Francia, oltre che al Québec e alle lingue minoritarie in Svizzera, Belgio e Africa.

La questione delle lingue minoritarie e regionali in Francia

Con un punto di osservazione giuridico, la visione del libro di Giannangeli e del convegno di Aosta lasciano emergere, come dato principale, la mancata ratifica da parte del Senato francese (dopo l’approvazione dell’Assemblea) della Carta europea delle lingue minoritarie del 1992. Il convegno è un’iniziativa utile, un modo da parte italiana (non vi sono al convegno contributi di studiosi francesi o europei) per iniziare in modo strutturato a studiare la questione linguistica presso il Paese membro vicino, con cui condivide ora il Trattato del Quirinale.

La Carta europea delle lingue minoritarie è un documento importante, ratificato da 25 paesi, ma non dalla Francia e neppure dall’Italia. E la questione è complessa se si pensa che il Belgio non ha neppure firmato la Carta. In entrambi i casi, anche sotto il profilo politico, il tema della ratifica ricorre ogni tanto nel dibattito, come si legge per l’Italia nel dossier del Servizio studi del Senato del 2020.

Sul piano operativo, le lingue minoritarie e regionali registrano un progressivo calo del numero dei parlanti, ma anche segnali di ripresa e di rilancio culturale, in cui anche in Francia sono stati affiancati strumenti e risorse.

La carta delle lingue regionali diffusa dal Ministero francese della cultura (c) DGLFLF / G Brun-Trigaud 2022

Riconoscimento costituzionale e quattro uffici per la lingue regionali e minoritarie

Intanto, le lingue minoritarie hanno avuto un riconoscimento costituzionale con l’inserimento nel 1992 dell’articolo 75-1, “Le lingue regionali appartengono al patrimonio della Francia” (Les langues régionales appartiennent au patrimoine de la France). Inoltre, presso il Ministero della Cultura, il tema è preso in carico, anche perché ha una propria complessità e importanza politica per le isole e i territori d’oltremare. Per la parte europea e continentale, l’approccio è di partenariato.

Esistono attualmente quattro uffici pubblici delle lingue regionali regionali (l’Office public de la langue basque, l’Office public de la langue bretonne, l’Office public de la langue catalane, l’Office public de la langue occitane), che sono sostenuti dalle Regioni, dai Consigli dipartimentali interessati e dagli uffici della Cultura decentrati.

Per avere un’idea, l’Ufficio per la lingua bretone ha uno staff di 39 persone e un bilancio di circa un milione di euro, sostenuto per tre quarti dalla Région Bretagne e, per il resto, dai cinque dipartimenti, dalla Région Pays de la Loire e dal Ministero della Cultura.

Il ministero, inoltre, dispone di un proprio budget con cui sovvenziona direttamente progetti di associazioni, comuni, dipartimenti e anche soggetti individuali, fino a 20 mila euro, tramite uno sportello presso ogni Regione, con date di presentazione diversificate.

Il Ministero francese organizza anche incontri tra le diverse aree linguistiche, per favorire il confronto e la condivisione di pratiche e soluzioni. In Italia, con la legge 482 del 1999, anche l’amministrazione centrale finanzia degli sportelli linguistici, in modo verticale, che però sono spesso frammentati e non si coordinano, anche per la mancanza di eventi analoghi e di iniziative di scambio.

Le iniziative sul territorio francese

Il tessuto culturale in Francia (come nella zona di Nos Alpes e in Italia) è poi piuttosto vivo, con comuni e enti territoriali che si adoperano o facilitano progetti o iniziative.

A Nizza, per esempio, con il sostegno del Comune, vi sono due scuole che propongono la formazione primaria e al collège anche in nissart (e ne abbiamo parlato a Nos Alpes). Il Musée Savoisien di Chambéry ha dedicato una sala alle varie lingue del Regno di Sardegna, con un video con le spiegazioni di Christiane Dunoyer, che lavora al Centre d’études francoprovençales di Saint-Nicolas, in Valle d’Aosta.

Una trasmissione in bretone di France 3 Région

Sempre in Bretagna vi sono trasmissioni in bretone su France 3 e sulla radio pubblica, ed esiste una certa vivacità dell’informazione a stampa, digitale e cartacea, con quotidiani e riviste. E così avviene per il còrso (con tentativi di utilizzarlo nelle sedute dell’Assemblea della Corsica) e per l’occitano (per esempio con eventi sul provenzale e su Frédéric Mistral).

LEGGI ANCHE: A Nizza, bilinguismo a scuola, tra francese e il nissart

Direttore di Nos Alpes, giornalista. Ha collaborato in tempi diversi con varie riviste e giornali, da Il Mulino a Limes, da Formiche a Start Magazine.

Exit mobile version