Il 4° Festival delle Regioni e delle Province autonome si è svolto a Venezia dal 18 al 20 maggio 2025, con rappresentanti istituzionali, accademici e del sistema economico e sociale. Il programma ha incluso incontri e dibattiti incentrati su autonomia differenziata, sostenibilità, competitività territoriale e innovazione, con un focus sul Made in Italy e sull’intelligenza artificiale.
Il Festival è nato quattro anni fa in una fase di ricerca di visibilità alle Regioni in una tendenza ormai ventennale all’accentramento dell’esercizio delle competenze nell’amministrazione centrale, mentre, paradossalmente e in parallelo, altri compiti, almeno nella forma, si spostano a livello regionale.
Per esempio, in materia di qualità dell’aria, i margini di scelta di Comuni e Regioni circa la propulsione dei veicoli da impiegare sono limitati da una disciplina statale.
Su un altro tema, le politiche agricole rurali europee, le Regioni erano in passato responsabili dirette dei Programmi di sviluppo rurale. Ora sono accentrati in un Programma unico statale poi declinato in Complementi di sviluppo rurale a livello regionale.
La questione è peraltro evidente anche a livello europeo, con le proposte di accentramento statale dei programmi europei, processo tra l’altro guidato (con prudenza però) da un italiano, il commissario europeo Raffaele Fitto, che è stato in passato presidente di una Regione del sud, la Puglia.
Lobby e dialogo
Le Regioni dispongono così un evento che è insieme di lobby e di dialogo. Per la sua importanza, anche tenuto conto della dimensione regionale della Costituzione italiana, vi partecipano e intervengono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il capo del governo in carica, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni.
L’intervento del presidente Mattarella, tra l’altro, è un buon termometro per capire il livello di “regionalismo” in Italia. Il Festival diventa dunque non solo un momento di incontro tra le Regioni, ma un confronto tra il livello statale e quello regionale, nel quadro della Repubblica. Oltre a Festival delle Regioni, è anche un Festival di confronto Stato-Regioni.
D’altra parte, il sistema regionale, e con esso l’Italia, è attraversato da alcune linee di diversità, come quella tra nord e sud – sull’eredità dell’unificazione e della costruzione nazionale ma anche le differenze di sviluppo economico e di cultura d’impresa. Vi sono diversità tra le posizioni politiche, da destra e sinistra, a quelle politico-territoriali, con il partito della Lega, nella sua accezione tradizionale nordista, al populismo.
Infine, va notato lo scarso peso delle autonomie speciali, che nel festival tendono ad essere assorbite in una lettura unificante delle Regioni, come se fossero tutte uguali. Si notano dei gesti di riguardo e cortesia nei loro confronti, ma non una distinzione sostanziale.
Troviamo per esempio i loro interventi in alcune delle sezioni più importanti, per esempio con il presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Renzo Testolin, o della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatcher.
LEGGI ANCHE: Grenoble, la Biennale delle città in transizione, fino al 17 maggio