La Confederazione Svizzera ha presentato la candidatura dello Yodel (per la lingua tedesca Jodel) per l’iscrizione nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO. Per il risultato finale dell’iniziativa si dovrà attendere la riunione del Comitato intergovernativo, in calendario tra lunedì 8 e giovedì 11 dicembre prossimi a New Delhi.
Ricordiamo, come da articolo pubblicato ieri, mercoledì 12 novembre, che anche la cucina italiana sta affrontando tale medesimo iter finalizzato al riconoscimento della propria natura di patrimonio mondiale.
La tradizione dello Yodel
Lo Yodel è una forma di canto che alterna voce di petto e voce di testa, spesse volte priva di testo, utilizzata originariamente nelle regioni alpine della Svizzera centrale per comunicare da una valle all’altra o per richiamare il bestiame. Il termine “Jodel” compare per la prima volta nel 1796, quando il librettista viennese Emanuel Schikaneder lo impiega per descrivere questo particolare modo di modulare la voce, con salti di tonalità che producono un effetto eco tipico dei paesaggi montani.
Durante il XIX secolo, la pratica si diffonde oltre la sua funzione originaria: nascono club e associazioni che organizzano cori e concorsi, contribuendo a trasformare tale tradizione in una forma musicale collettiva e codificata. Nel tempo si affermano due varianti principali, ovverosia lo “Yodel naturale”, trasmesso oralmente e privo di testo, e lo “Yodel cantato”, che alterna strofe con parole a ritornelli vocalizzati.
Lo Yodel oggi
Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, lo Yodel entra nel repertorio della musica popolare svizzera, trovando spazio anche in contesti più ampi come la musica colta o contemporanea. Oggi esso rappresenta una pratica musicale con radici popolari ma anche con declinazioni contemporanee, con circa 12 mila persone attive nel canto su tutta la Svizzera, riunite in 780 gruppi aderenti all’Associazione federale degli Jodler.
Pur mantenendo una forte identità alpina, esso è considerato una pratica in continua trasformazione, capace di integrare elementi di musica folk, jazz e persino country, grazie anche a contaminazioni storiche risalenti al Novecento. Inoltre, esso è soggetto a variabilità culturale e regionale, con modalità esecutive che variano secondo le aree linguistiche e geografiche del Paese, da lento e melodico nel Cantone Appenzello a brevi e intense nella Svizzera centrale.
Lo Yodel come Patrimonio culturale immateriale UNESCO
La candidatura dello Yodel come Patrimonio culturale immateriale UNESCO è coordinata dall’Ufficio federale della cultura (UFC) e include alcune misure per garantire la vitalità futura della tradizione. Essa rientra nel quadro della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che riconosce pratiche e saperi trasmessi nel tempo come parte del patrimonio vivente delle comunità.
Il dossier propone peraltro azioni volte a un migliore coordinamento a livello nazionale, programmi di formazione per le nuove generazioni, attività di documentazione e campagne di sensibilizzazionepubblica. Come già per esempio, tra le altre iniziative di trasmissione ed educazione, il master dedicato dell’Università di Lucerna o i progetti per introdurre lo studio della musica popolare nelle scuole primarie.
Qualora tale tradizione fosse annoverata nella Lista del Patrimonio mondiale, essa andrebbe a sommarsi a ulteriori elementi quali la Festa dei vignaioli di Vevey (Canton Vaud), il Carnevale di Basilea, le processioni della Settimana Santa di Mendrisio (Canton Ticino), le competenze orologiere artigianalie la stagione alpestre.
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