Lo scorso venerdì 15 novembre ricorrevano i 50 anni di collaborazione tra la Società di Economia Alpina e il Consiglio dipartimentale dell’Alta Savoia a favore della preservazione e della sostenibilità della pastorizia alpina. Nata nel 1973, questa si occupa di tutela degli alpeggi in quota, promozione delle pratiche più tradizionali e introduzione di elementi di innovazione nel contesto montano.
La Società di Economia Alpina
La Società di Economia Alpina (in francese Société d’Économie Alpestre) è nata come associazione senza scopo di lucro un cinquantennio fa con l’obiettivo di mantenere attive le pratiche umane in montagna. Oltre che occuparsi della gestione degli alpeggi dipartimentali, questa dona sostegno dell’agricoltura, alla conservazione dei paesaggi e al mantenimento di cultura e socialità in quota.
La SEA è guidata da un consiglio di amministrazione nel quale sono rappresentati autorità politiche, proprietari terrieri, enti dediti a istruzione e ricerca nonché attori chiave dei settori agricoli, forestale e alpino. Ogni anno, inoltre, viene organizzato un congresso annuale che riunisce circa 200 partecipanti per discutere di tematiche rilevanti per l’interazione dello spazio alpino e dello spazio cittadino.
Un evento dedicato alla pastorizia alpina in Alta Savoia
Quest’anno la conferenza annuale della Società di Economia Alpina, svoltasi presso l’Espace Grand-Bo della stazione di sci Le Grand Bornand, è stata occasione di trattare de “L’alpeggio: spazio di tradizione, spazio di innovazione”. Tra i punti di discussione toccati figurano le sfide poste in essere dall’attualità, tra cui spiccano i cambiamenti climatici, nonché il sostegno agli allevatori e al territorio agro-pastorale.
A oggi, il Consiglio dipartimentale dell’Alta Savoia investe annualmente tra 1,5 milioni di euro e 2 milioni di euro per la manutenzione degli alpeggi, il miglioramento delle infrastrutture pastorali e la valorizzazione delle tradizioni agricole. Nei prossimi anni tali cifre saranno fruite per sviluppare soluzioni innovative per la gestione delle risorse idriche, il supporto ai giovani agricoltori e la creazione di strumenti educativi per coinvolgere le nuove generazioni.
Una pratica Patrimonio UNESCO
La pastorizia alpina, così come alcune altre pratiche tipiche di montagna, è riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità in diverse occasioni.
Nel 2019, per esempio, si è trattato dell’iscrizione promossa congiuntamente da Italia, Austria e Grecia della discesa e della salita agli alpeggi, pratica pastorale che consiste nella migrazione stagionale del bestiame da e verso i pascoli di montagna. Nel dicembre 2023, in aggiunta, è stata la volta della stagione degli alpeggi in Svizzera, tradizione che comprende competenze nella gestione dei pascoli e nella produzione di alimenti oltre che riti e usanze legati all’alpicoltura.
In Francia sono Patrimonio UNESCO anche i paesaggi dell’agropastoralismo di Causses e Cévennes (tra Lozère, Hérault, Gard e Aveyron) nonché della zona di Mont Perdu (Pirenei). In aggiunta, la Svizzera partecipa a una candidatura multinazionale per l’iscrizione delle tecniche di irrigazione, che coinvolge i “wässermatten” (prati irrigui) in Alta Argovia e i consorzi di “bisses” (ruscelli) del Cantone del Vallese.
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