Lunedì 13 gennaio, il Tribunale di Torino ha assolto in primo grado i 15 imputati del processo sulla frode del Tenda bis, per i lavori al traforo sotto il colle omonimo, tra Limone Piemonte e la Valle Roja, nelle Alpi Marittime francesi. La questione nacque nel 2017, quando la Procura di Cuneo sequestrò il cantiere, con una indagine da cui emersero la sottrazione di materiali di costruzione e varie irregolarità.

La frode al cantiere del Tenda bis

I 15 imputati erano dipendenti della Fincosit, la ditta che svolgeva i lavori, oltre che di Anas e consulenti esterni, che secondo la Procura di Cuneo avrebbero tra l’altro contraffatto i documenti sull’avanzamento dei lavori per guadagnare tempo e denaro. L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dall’allora procuratrice a Cuneo Francesca Nanni, aveva portato all’arresto degli indagati.

Le accuse formulate erano di truffa, frode nelle pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti e falsi ideologici sui documenti di cantiere, peraltro confermate da alcune intercettazioni.

Ne seguirono l’interruzione dei lavori e un lungo periodo di procedimenti amministrativi per la rescissione del contratto con la Fincosit, una nuova gara e l’affido, nel 2020 da parte di Anas, al Consorzio Stabile Edilmaco. La Tempesta Alex tra il 2 e il 3 ottobre del 2020 aveva poi ulteriormente bloccato i cantieri, costringendo a varianti progettuali e a nuovi interventi.

La sentenza

Il 9 maggio del 2024, una sentenza di appello aveva già prosciolto diversi indagati. Pur riconoscendo i fatti, il Tribunale di Torino aveva derubricato il reato in “appropriazione indebita”, per la quale è possibile procedere soltanto in presenza di una querela da parte del soggetto danneggiato. Poiché Anas o altri non l’hanno mai presentata, pur riconoscendo i fatti il reato non è stato perseguibile e gli imputati furono stati assolti.

Secondo le indagini, tra l’altro, al cantiere erano stati sottratti circa 100 mila chilogrammi di materiale, poi rivenduti ai collettori di ferro per circa 100 mila euro.

L’assoluzione

Per la restante parte delle accuse della Procura di Cuneo, il procedimento fu trasferito per competenza al Tribunale di Torino perché i documenti circa lo stato di avanzamento dei lavori risultavano formalmente firmati nel capoluogo piemontese.

La sentenza di proscioglimento è stata pronunciata perché “il fatto non sussiste”. Le accuse rimanenti riguardavano l’uso di materiali diversi da quelli previsti, la produzione di falsi stati di avanzamento lavori e l’occultamento di difetti strutturali del traforo in costruzione. Una parte delle accuse, sugli stati di avanzamento dei lavori, sono cadute per prescrizione dei termini, cioè per superamento dei tempi massimi per adottare una sentenza al riguardo.

Nel processo erano costituiti come parti civili il Ministero delle infrastrutture, che aveva richiesto un risarcimento danni per 25 milioni di euro, e il Comune di Limone Piemonte, che aveva richiesto un risarcimento danni per 900 mila euro. Anas si era invece costituita sia come parte civile sia come responsabile civile per gli imputati suoi dipendenti.

Il Comune di Limone Piemonte e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come parti civili, dovranno ora rimborsare le spese per le intercettazioni, le consulenze, le perizie e le analisi. Dopo il deposito delle motivazioni, la Procura di Torino potrà comunque presentare un appello.

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