Ambilly è un piccolo comune francese di 6200 abitanti, tutto case e pochi terreni liberi, addossato a Ginevra e ad Annemasse.
Per una vecchia vicenda di frontiera del Congresso di Vienna del 1814 era rimasto proprietario di alcuni ettari di terreno passati al cantone di Ginevra, nel comune di Thônex. Li ha venduti per 38,3 milioni di euro nel 2017 e ora gli chiedono di pagare 8,5 milioni di franchi di imposte.
Non li chiederebbero a un comune svizzero, ma Ambilly è appunto un comune francese.
Les Communaux d’Ambilly
Un pezzo del comune di Ambilly era rimasto in Svizzera nel quadro delle risistemazioni di frontiera dopo la Rivoluzione, Napoleone e il Trattato di pace di Vienna del 1814.
Ginevra, occupata da Napoleone, tornava alla Svizzera, ma andavano risistemate delle exclave e delle enclave, e creato uno spazio cuscinetto di neutralità. Nella carta qui sotto, le parti in verde rappresentano le acquisizioni ottenute dal Cantone di Ginevra dal Regno di Sardegna.
(c) CC BY SA 4_0 Marco Zanoli Wikimedia Commons
Così, con il Trattato di Torino del 1816, il cantone di Ginevra trovava il perimetro che conosciamo oggi. L’accordo, oltre a indicare uno spazio di neutralità militare e una zona di libero scambio (una zona franca), lasciava alcuni terreni del comune di Ambilly nel cantone di Ginevra.
Anche se finiti in Svizzera, il comune di Ambilly ne restava però proprietario a titolo privato. Da allora quei terreni, verdi e con diversi alberi, hanno mantenuto il bel nome evocatore di Communaux d’Ambilly.
Poi, lo straordinario sviluppo economico di Ginevra e l’urgente fabbisogno di alloggi ha prodotto già nel 2008 un piano regolatore del cantone per urbanizzare quei terreni.
L’idea risaliva ad anni prima, ma la questione è andata avanti per anni. I boschi e il verde hanno resistito fino al piano d’urbanizzazione del 2015.
Si è iniziato con le strade, poi con una scuola e poi con le case. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2019 e nel 2021 sono stati consegnati i primi 670 appartamenti.
Poi sono iniziate la seconda e la terza fase, per un totale di 2600 appartamenti
La conclusione del progetto è attesa per il 2034. Si tratta di un grosso lavoro, dunque.
nel comune di Thônex, Cantone di Ginevra nel 2022
(c) CC BY-SA 4_0 MHM55 Wikimedia Commons
E il Comune francese di Ambilly?
Senz’altro sotto continua pressione ginevrina, Il Comune di Ambilly ha venduto dei terreni nell’area tra il 2017 e il 2019 per circa 38,3 milioni di euro. Si è trattato di una cessione per un importo che immaginiamo non troppo commerciale, se si pensa che nell’insieme vengono fuori un così gran numero di appartamenti. Va detto però che un’altra parte di terreni è ceduta in affitto, per 99 anni, per una rendita di quasi 773 mila franchi all’anno, di cui beneficia il comune francese.
Ambilly ha poi chiesto, il 31 luglio 2020, un esonero di imposta. Tuttavia, l’8 luglio 2021, il servizio fiscale del cantone di Ginevra ha rifiutato la domanda.
Il comune francese non se lo aspettava. Ha fatto ricorso, che è stato respinto il 4 settembre 2023 dal Tribunale di prima istanza a Ginevra e poi rigettato anche dal grado superiore, cioè dalla Corte di giustizia del cantone di Ginevra, il 24 settembre 2024.
Si è passati oltre il cantone di Ginevra e si è andati a Berna. Il 27 agosto 2025 anche il Tribunale federale svizzero ha però rigettato il ricorso.
Come si è arrivati a Change.org
Il povero comune di Ambilly si trova ora a pagare 8,5 milioni di franchi al Cantone di Ginevra. In più, il nome così bello di Communaux d’Ambilly è andato perduto. Il Cantone ha persino cambiato la denominazione e il quartiere, con ancora molto verde e anonimi cubi d’abitazione, si chiama Belle-Terre.
Non tutti lo sanno, ma le relazioni frontaliere tra Francia e Svizzera sono piuttosto complicate. Ci sono voluti decenni per mettersi d’accordo su come regolare le acque del Rodano in uscita dal lago Lemano in caso di inondazioni o di siccità. Gli studenti che abitano in Alta Savoia non potranno più andare nelle scuole di Ginevra dal prossimo anno.
Nelle difficili relazioni attuali, Ambilly forse si è sentita un po’ isolata. Non ha trovato quindi di meglio che lanciare una petizione risentita e di protesta, online, il 6 ottobre, su Change.org.
Però non va benissimo: il giorno dopo, alle 21:30 del 7 ottobre, le firme raccolte erano soltanto 98.
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